Il Carnevale storico persicetano

Da Bertoldo allo Spillo come è nata la più antica manifestazione carnevalesca della città metropolitana di Bologna

di Lorenza Govoni


La storia

Il Carnevale storico persicetano nasce ufficialmente il 15 febbraio del 1874, anno in cui fu fondata la “Società del Bertoldo”, ma tracce di questa manifestazione si trovano già in documenti di secoli precedenti, come attesta il recente ritrovamento di un documento d’archivio che risale all’inizio del 1600. Ma i silenziosi testimoni dell’antichità di questo carnevale non sono solo cartacei: lo scorso anno è stato presentato e proiettato il filmato del Carnevale persicetano del 1928. La pellicola, ritrovata dal Circolo Fotografico “Il Palazzaccio”, è stata donata al Comune e restaurata dalla Cineteca di Bologna e rappresenta uno dei rari filmati del Carnevale di quegli anni. Protagonisti di queste immagini sono i carri, la folla accorsa ad ammirarli e anche il veglione di Carnevale che si teneva presso il teatro Comunale, richiamando ospiti fin dalla vicina Bologna. Insomma il Carnevale di Persiceto è sempre stato prima di tutto un’occasione per fare festa insieme, come d’altra parte testimoniano le fonti storiche locali.

 
Tramvia 1921
 

Nella sua “Storia di Persiceto” Giovanni Forni, in corrispondenza dell’anno 1893, scrive: “In una sol cosa i Persicetani, nonostante le profonde dissensioni politiche, si trovavano d’accordo e cioè nel divertirsi e nel far divertire in tempo di carnevale. Una società, fondata già da molti anni, intitolata a Bertoldo e che si aggregò l’altra già del ribelle suo figlio Bertoldino, riunì soci di ogni classe e di ogni partito ed indisse corsi mascherati, feste popolari, veglie danzanti, lotterie di beneficenza e divertimenti popolari per modo che mentre negli altri paesi il carnevale era da gran tempo morto e sepolto, a Persiceto riviveva con tanto brio come e più che ai bei tempi antichi”.

 
Il carnevale degli Orbini - 1955
 

Quest’anno, a causa dell’emergenza sanitaria, gli spettatori non potranno assistere in piazza alle tradizionali sfilate dei carri, ma potranno lo stesso ripercorre la storia del Carnevale di Persiceto, attraverso immagini, documenti e filmati che il Comune di Persiceto e la Città Metropolitana stanno pubblicando in questi giorni sui propri canali social.

Il personaggio di Bertoldo
Il simbolo del Carnevale Persicetano è Re Bertoldo, accompagnato dal figlio Bertoldino e dalla madre Marcolfa: tre personaggi di fantasia nati dalla penna dello scrittore cinquecentesco Giulio Cesare Croce (1550-1609) che nacque e visse a San Giovanni in Persiceto. Nell’opera “Le sottilissime astuzie di Bertoldo”, scritta dal Croce nel 1606, il villano Bertoldo incarna la quintessenza dell’arguzia, dello sberleffo irriverente e del linguaggio essenziale, diretto e fatto di cose concrete e fantasiose al tempo stesso. Proprio per questo Bertoldo, entrato nell’immaginario collettivo come il contadino “scarpe grosse e cervello fino”, incarna da sempre lo spirito del Carnevale Persicetano.

 
Società Bertoldo e Bertoldino - 1923
 

La manifestazione
Il Carnevale storico persicetano ha quindi molto più di cent’anni ma non li sente: ancora oggi spettacolari carri allegorici, realizzati in modo completamente artigianale dai carnevalai, sfilano per il centro del paese durante le due domeniche dei corsi mascherati. Ma chi sono i carnevalai? sono cittadini di ogni età, sesso, mestiere che per alcuni mesi dell’anno si ritrovano nei capannoni delle rispettive società carnevalesche per costruire materialmente, pezzo dopo pezzo, il carro. Nelle ore serali, e in quelle libere dal lavoro ufficiale, tutti cambiano mestiere: al bisogno diventano scenografi, architetti, pittori, attori, costumisti e scrittori e tutti lavorano alacremente per far uscire il carro dal capannone nel primo giorno di sfilata. In piazza ad attenderli ci sarà il re del carnevale Bertoldo, con Bertoldino, la moglie Marcolfa e la loro corte, che daranno il via alle competizioni.

 
La folla in piazza - 1935
 

Lo “Spillo”
Peculiarità indiscussa del carnevale persicetano è “Lo Spillo”, dal dialetto “al Spéll”, che anticamente significava “zampillo” o “schizzo” ma anche “trasfigurazione”, e la cui etimologia potrebbe avere addirittura origine germanica e costituire una rarissima e preziosa fonte storica dell’insediamento locale longobardo. La prima domenica di carnevale, una volta giunti in piazza, i carri quindi si trasformano “dischiudendosi” e svelando così la propria allegoria. Per mezzo di ingegnosi meccanismi nascosti, appaiono nuove forme e nuovi colori mentre maschere e attori propongono una vera e propria azione scenica. Il carro si fa così palcoscenico, la piazza diventa teatro e la sfilata si muta in rappresentazione. Dalla “scatola chiusa” del carro, come dal cilindro di un grande mago, può uscire di tutto: angeli e diavoli, navi semoventi e animali strabilianti, fiori bellissimi e frutti giganteschi, grandi raffigurazioni di personaggi famosi, esplosioni e fumi di ogni colore.

 
05 Lo Spillo. Società I Gufi (foto di Stefano Armaroli Circolo fotografico Il Palazzaccio)

Foto di Stefano Armaroli - Circolo fotografico Il Palazzaccio

 

La premiazione
Nella domenica conclusiva si tengono le tanto attese premiazioni. Sulla base dell’esecuzione dello spillo, una giuria di esperti, composta da tre membri suddivisi per materia di competenza (pittura e scultura, architettura e costruzione, soggetto e svolgimento), assegna ad ogni carro un punteggio. Al termine della lettura dei giudizi della giuria viene consegnato alla società carnevalesca uno stendardo (o gonfalone) con impresso il numero della posizione conquistata in classifica. Ogni Stendardo ha un proprio colore: più alta la posizione in classifica, più chiaro il colore dello stendardo. La società vincitrice porterà quindi nella propria sede uno stendardo bianchissimo, mentre la società classificata per ultima lo riceverà purtroppo di colore nero.

 
Il discorso
 
 

Carnevale di Decima

La prima edizione
Nel 1888 gli abitanti di San Matteo della Decima, estesa frazione di Persiceto, si radunarono per assistere alla prima sfilata dei carri carnevaleschi: “al di qua” del canale che attraversa il cuore dell’abitato la gente e “al di là” del canale, sulla statale, la sfilata. Anche qui un carnevale ultracentenario quindi, che si è mantenuto vivo, nell’arco di questo tempo, grazie alla disponibilità, alla caparbietà e al desiderio di divertirsi e di far divertire.

Le "zirudelle"
Numerosi sono i carri che tutti gli anni animano il carnevale di San Matteo della Decima. Anche qui, come a San Giovanni, si tiene lo spillo che avviene sulla piazza durante la prima domenica di carnevale, mediante complicati meccanismi. Associata ad ogni carro, come da tradizione, si tiene la recita di “zirudelle” (termine dialettale per indicare componimenti in rima) che hanno la funzione di spiegare il soggetto del carro e di preparare il pubblico allo “svolgimento/trasformazione” del soggetto. Nelle poesie, in versi dialettali a rime baciate, vengono privilegiati gli aspetti ironici, gli elementi gergali ed il vivace ed arguto linguaggio, suscitando spessissimo l’ilarità generale.

La cittadella del carnevale
Dal 2002 i carri allegorici vengono assemblati all’interno di un complesso di 8 capannoni costruiti grazie al decisivo apporto delle società. Questa sorta di cittadella del carnevale ha contribuito a rendere il carnevale di Decima più spettacolare, grazie anche alla possibilità di presentare carri ancora più grandi e completi. Le società in gara lottano per conquistare il tanto agognato Gonfalone storico, che ogni anno viene rimesso in palio, e la bandiera bianca simbolo della vittoria. Le società che hanno conquistato 3 primi premi hanno il diritto di poter scrivere il proprio nome sul gonfalone.

 

Data di pubblicazione: 08/02/2021