VITTIME. I numeri della violenza di genere nel report metropolitano sulle strutture di accoglienza

1.328 le donne accolte nel 2019, l'importanza della rete di soggetti pubblici e privati, il Centro per uomini violenti....

Di Veronica Brizzi

Quali sono i numeri della violenza di genere? Le donne vittime, gli uomini autori, i centri antiviolenza…. Scrivere di percentuali e cifre in occasione della giornata del 25 novembre vuol essere un modo per riflettere sulle azioni, e sugli interventi messi in campo, da soggetti pubblici e privati, affinchè il contrasto a questo fenomeno sia strutturale, e l’attenzione dell’opinione pubblica sia alta non solo oggi ma ogni giorno dell’anno.

Milletrecento ventotto: questo è il numero delle donne vittime di violenza accolte nel territorio metropolitano di Bologna nel 2019, in calo solo di poche unità rispetto alle 1.343 del 2018.

Il dato emerge dal Report di monitoraggio dell’Accordo metropolitano per l’accoglienza e l’ospitalità delle donne vittime di violenza. I firmatari dell’accordo sottoscritto già nel 2015 e rinnovato nel 2020, si impegnano ogni anno a monitorare l’andamento delle donne accolte nel territorio metropolitano. L’analisi pone l’accento sulle caratteristiche socio-demografiche, la tipologia della violenza subita, le informazioni relative l’autore di violenza, i bisogni principalmente espressi e le modalità con cui la donna ha conosciuto il Centro.


Le donne che si sono rivolte ai Centri erano per il 62,5% italiane e per il 36,14% straniere (del restante 1,36% non si conosce la nazionalità). Il fenomeno della violenza riguarda tutte le generazioni: emerge infatti che il 30% delle donne ha fra i 40 e i 49 anni, il 24% è nella fascia d'età 30-39 e circa il 21% in quella che va dai 18 ai 29 anni. Le over 50 raggiungono, complessivamente, il 18,5%.

Il 75,23% delle donne accolte ha subito violenza dal partner o dall’ex partner: il 32% al momento della violenza è coniugata, il 14,5 % convivente, il 9,6% è separata ed il 6% divorziata. Ma a diventare violenti tra le mura di casa possono essere anche i figli: sul territorio metropolitano ad esempio, nel 2019 sono 32 i casi di figli autori di violenza domestica ai danni della madre.

Per quanto riguarda il tipo di violenza subita: l’80% ha subito violenza psicologica, il 59% fisica, il 29% circa economica, mentre il 16,3% dichiara di aver subito atti di stalking ed infine il 16,1% ha subito violenza sessuale. Tra le altre categorie di violenza vengono indicate: il matrimonio forzato (13 donne), violenze subite durante l’infanzia (6) e mutilazioni genitali femminili (4).

Analizzando i bisogni espressi dalle donne che si rivolgono ai centri antiviolenza, si rileva che la maggior parte di esse si rivolge al centro per la richiesta di informazioni, nello specifico il 42%, mentre circa il 34% si rivolge al centro per chiarimenti/consigli/strategie, il 31% delle donne ospitate ha bisogno di un secondo colloquio, il 25% necessita di una consulenza legale e il 24% si rivolge al cento per ascolto/sostegno/sfogo.

Le donne accolte dichiarano di aver conosciuto il centro antiviolenza attraverso internet (24%), grazie all’aiuto di familiari/amici/parenti (19,7%), attraverso indicazioni degli/delle operatori/operatrici del Servizio Sociale (11%) e grazie alle Forze dell’ordine (5,7%).

La Casa delle donne ha dato ospitalità a 79 donne, di cui 61 per situazioni di emergenza e 28 donne e bambini sono state ospitate nelle strutture gestite da Trama di terre Imola, di cui 17 in emergenza.


Oltre l’emergenza, contrastare gli stereotipi e le discriminazioni di genere

Sebbene sul territorio metropolitano esista un sistema integrato pubblico-privato ben strutturato e saldo per l’accoglienza di donne vittime di violenza, questi dati indicano l’esigenza di continuare ad intervenire sul sistema di accoglienza, agendo sempre di più sulla prevenzione. Proprio per questo motivo sono state messe in campo azioni con la rete scolastica per contrastare gli stereotipi e le discriminazioni di genere. Quindi non solo interventi emergenziali, ma sempre una maggiore attenzione alla cura e al consolidamento del sistema che agisce in questa direzione. I dati sono stati condivisi con il Tavolo tecnico e il Tavolo politico sul contrasto alla violenza e la promozione delle pari opportunità, con il fine di elaborare piste di lavoro condivise e progettualità future.

 

I primi dati 2020

Per quanto riguarda il 2020, dopo la frenata sulle denunce di violenze domestiche durante i mesi del lockdown, ora i numeri di contatti ai centri antiviolenza a Bologna si stanno allineando con quelli del 2019, come è stato confermato dalle associazioni Casa delle Donne, Mondo Donna, Sos Donna, Udi Bologna durante la Commissione Comunale Pari Opportunità che si è tenuta qualche giorno fa in Comune a Bologna. La Casa delle donne ha evidenziato inoltre come negli ultimi mesi siano aumentate le denunce di violenze sessuali, soprattutto da parte di ragazze molto giovani.

A livello regionale dai dati parziali al 31 ottobre 2020 diffusi dal Coordinamento dei Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna emerge un quadro preoccupante: se da una parte le restrizioni imposte dalla pandemia e la limitazione della libertà di movimento hanno portato a una diminuzione degli accessi ai centri - aumentando quindi presumibilmente la violenza sommersa - dall’altra parte l’analisi dei dati mostra che le donne che hanno chiesto aiuto in questo periodo sono state più spesso vittime di violenza fisica e psicologica.

Da un’analisi dei dati mensili è emerso infatti che il picco negativo si è verificato a marzo (-51%). Già da aprile, tuttavia le richieste di aiuto sono riprese, e nei mesi di luglio e agosto, le donne che si sono rivolte ad un Centro antiviolenza nella regione sono risultate più numerose che nell’anno precedente (+4% a luglio, + 22% ad agosto). Le nuove richieste di aiuto risultano del tutto simili a settembre (257 nel 2020 contro le 254 del 2019) per tornare a diminuire a ottobre (-20%).


Il Centro per uomini violenti

Negli ultimi anni è emersa sempre più chiaramente l’importanza di avere non solo luoghi dedicati all’accoglienza delle donne maltrattate ma anche all’ascolto e all’aiuto degli uomini violenti. Tre anni fa è stato aperto a Bologna il Centro Senza Violenza, un passo importante per promuovere percorsi di cambiamento rivolti agli uomini con l’obiettivo di porre fine all’uso della violenza, in particolare nel contesto delle relazioni di intimità. Il Protocollo che permette al Centro di proseguire e radicare le attività è stato rinnovato fino al 2022.

Dal 17 novembre 2017 al 15 novembre 2020, si sono rivolte al Centro per chiedere aiuto 133 persone: uomini autori di violenza, professionisti (avvocati, psicologi), operatrici e operatori di soggetti istituzionali (come assistenti sociali, educatrici ed educatori, agenti delle forze dell’ordine, familiari e parenti).

La percentuale degli avvocati e delle avvocate che si sono rivolti al Centro è aumentata quest’anno, toccando il 18% contro il 9,3% del 2019 e il 12,5% del 2018/17. Un aumento che pare ricollegarsi soprattutto all’approvazione della legge 69/2019, che vincola l’ottenimento della sospensione condizionale della pena, nei casi di violenza di genere, alla partecipazione ad un percorso presso un Centro per maltrattanti.

Si sono rivolti al Centro prevalentemente uomini giovani, l’età media è di 37 anni; nel 28,7% dei casi hanno meno di 30 anni. Nel 46,1% dei casi sono coniugati e il 60,3% ha figli/e. Circa un terzo è laureato o con un titolo di studio superiore (30,4%) e in larga maggioranza sono occupati (77,1%) e per lo più in forma stabile. La percentuale di coloro che hanno problemi di alcolismo o disagio psichico è inferiore al 10%.

La modalità prevalente di accesso al Centro rimane la richiesta spontanea di aiuto (60,2%), libera da pressioni o obblighi istituzionali. Sono aumentati tuttavia nell’ultimo anno gli uomini che si rivolgono al Centro su indicazione di avvocati che vogliono anticipare la dichiarazione di disponibilità del proprio assistito, denunciato per un reato di “violenza di genere”, a partecipare ad un percorso presso un Centro per uomini che usano violenza; compaiono inoltre più spesso anche prescrizioni del Tribunale per i minorenni, del Tribunale penale e degli Uffici di esecuzione pena.

Gli uomini che si rivolgono al Centro hanno commesso violenze nei confronti di partner o ex partner – più spesso mogli o conviventi - più raramente nei confronti di familiari, amici o estranei. Il desiderio di migliorare la relazione con la partner e con i figli/e è infatti una delle più potenti motivazioni al cambiamento da essi esplicitata, soprattutto agli inizi del percorso. Le violenze di cui sono autori sono quasi sempre violenze psicologiche (95,3%) e/o fisiche (75,4%); più raramente sono violenze materiali - contro mobili oppure oggetti - economiche o sessuali.

 

 

Data di pubblicazione: 25 novembre 2020