Nel 2024 il tasso di occupazione italiano è stato del 62,2%, in crescita rispetto al 61,5% del 2023. Più alto in Emilia-Romagna dove nel 2024 era del 70,3% in lieve flessione dal 2023 (-0,3%), ma comunque sempre in linea con quello delle regioni del Nord-Est (70,4%). Nel 2024 nella città metropolitana di Bologna il tasso di occupazione era del 71,9%, di cui 66% femminile e 77,9% maschile. Il dato è in leggera flessione rispetto al 2023 quando si registrava il 73,4%. Sia la regione Emilia-Romagna sia la città metropolitana di Bologna presentano valori al di sopra del 70% e al di sopra della media nazionale, ma presentano un trend in calo, mentre il dato italiano è in aumento sul 2023. Questi i principali dati del report sull’occupazione a livello metropolitano, elaborato dall’Ufficio statistica del Comune di Bologna, su base dati ISTAT. Lʼanalisi del tasso di occupazione regionale rivela una profonda differenza di genere. Infatti, la tendenza dal 2020 al 2023 è la stessa sia per gli uomini che per le donne (seppure le grandezze siano differenti), ma nellʼultimo anno gli uomini registrano un aumento dello 0,6%, mentre il tasso di occupazione delle donne cala di 1,2%. Il tasso di occupazione dell’area metropolitana di Bologna ha lo stesso andamento di quello regionale, ma il calo del dato per le donne è più accentuato, infatti il tasso di occupazione femminile passa da 69,4% a 66%. Il gender gap nel 2024 si porta a 11,9 punti percentuali (nel 2023 era 8,1%). Bologna città è al terzo posto per tasso di occupazione tra i comuni con più di 250 mila abitanti, dopo Milano (73,9%) e Firenze (73,4). Seguono le città del nord e del centro con valori che vanno dal 69,5% di Genova al 66,7% di Venezia. A eccezione di Bari e Catania, le altre grandi città del sud hanno tassi di occupazione al di sotto del 50% (il più basso è Messina, sotto il 40%). Nella città metropolitana di Bologna il settore “altre attività dei serviziˮ impiega il maggior numero di occupati (54,5%). Dal 2019 registra un andamento altalenante e nellʼultimo anno il dato è in aumento del 2,8%. Il numero degli occupati si attesta a 257,1 mila. Segue il settore “totale industria escluse costruzioniˮ che impiega il 22,2% (104,9 mila) degli occupati e risulta stabile rispetto al 2023. Il settore “commercio, alberghi e ristorantiˮ è quello che registra il calo più significativo, infatti passa da 93 mila occupati a 76,4 mila, circa 16,6 mila occupati in meno e in percentuale sul totale assorbe il 16,2% degli occupati (nel 2023 era il 19,6%). In tutte le fasce di età considerate il tasso di occupazione degli uomini è superiore rispetto al tasso di occupazione femminile. La fascia di età con il divario minore tra i due sessi è 45-54 anni, mentre la fascia di età che presenta il divario maggiore è 25-34 anni. Rispetto al 2023, il tasso di occupazione maschile presenta variazioni contenute, mentre per le donne si assiste a una diminuzione in tutte le fasce di età, in particolar modo nelle fasce più giovani della popolazione: per le 25-34enni il tasso di occupazione passa da 74,8% a 68%, per le 35-44enni da 86,9% a 79,9%. Nel 2024 il flusso di attivazioni di contratti di lavoro dipendente è stato pari a 107.966, in calo dell’1,8%. Il saldo attivazioni-cessazioni delle posizioni dipendenti è positivo ed è circa di 3 mila unità (era di circa 5 mila nel 2023). La maggior parte delle attivazioni si riferisce a contratti di lavoro dipendente a tempo determinato (67,7%). I contratti a tempo indeterminato riguardano il 13% delle attivazioni, gli apprendistati il 3,4%. Rispetto al 2023, tra i contratti di lavoro dipendente, si rileva una crescita del flusso di attivazioni solo per i contratti di lavoro somministrato a termine (+5,5%) e un calo per le altre tipologie contrattuali. Si registra un aumento delle trasformazioni a tempo indeterminato (+3,9%). Per quanto riguarda le attivazioni di contratti di lavoro dipendente il 53,9% hanno riguardato donne, contro il 46,1% degli uomini. Le attivazioni maschili per i contratti a tempo indeterminato e per gli apprendistati sono circa la metà (55% e 55,9%). Le donne registrano sono soprattutto attivazioni per contratti a termine (circa 55% sia a tempo determinato che somministrato a tempo determinato). In merito ai settori, il 62,1% delle attivazioni (66.999) sono nel settore delle altre attività dei servizi, segue il commercio, alberghi e ristoranti (29,2%). Nello Studio pubblicato online sono dettagliati anche dati sulla disoccupazione, sul ricorso alla cassa integrazione, sulla popolazione attiva e inattiva, e un focus sui Neet, i giovani che non studiano, non lavorano e non seguono corsi di formazione.